Ti ricordi di settembre? Avevamo parlato dell’autunno e di come questa stagione rappresenti un tempo di inizio e di riflessione. Ora che l’autunno continua e l’inverno si avvicina, quella riflessione si fa più profonda. Così arriva novembre, come un passaggio naturale, che ci invita a scoprire un’altra forma di saggezza: quella che nasce dall’astuzia e dall’intelligenza.
Il 成语 di questo mese è 笑里藏刀 (xiào lǐ cáng dāo), che letteralmente significa “nascondere il coltello dietro un sorriso”. È un modo di dire antico, risalente alla dinastia Tang, comparso per la prima volta nella Antica Storia dei Tang 《旧唐书·李义府传》 (Jiù Táng Shū · Lǐ Yìfǔ Zhuàn) di Liu Xu. Il testo racconta la figura di Li Yifu, un funzionario dal comportamento apparentemente cortese e sorridente, ma in realtà ambizioso e spietato.
La sua storia è emblematica: partito da origini umili, Li Yifu fece carriera grazie alla sua intelligenza e alla capacità di compiacere l’imperatore Gaozong, arrivando a ricoprire il ruolo di Primo Ministro. Tuttavia, dietro la facciata sorridente e rispettosa si nascondeva un carattere calcolatore, pronto a colpire chiunque osasse contrariarlo. Proprio da questa sua doppiezza nacque il detto 笑里藏刀.
Nel tempo, l’espressione è stata usata anche nei Trentasei Stratagemmi (三十六计), come decima strategia militare, simbolo di strategia e astuzia. Il testo originale recita:
“ 信而安之,阴而图之;备而后动,勿使有变。刚中柔外也。”
“Fai sì che l’altro si fidi per assicurarti la sua calma; pianifica in segreto; agisci solo dopo esserti preparato, evita che vi siano imprevisti; forte all’interno e gentile all’esterno.”
In questo senso, il significato di 笑里藏刀 non rappresenta solo falsità, tradimento o inganno, ma può essere interpretato anche come una forma di intelligenza tattica: la capacità di mantenere il controllo, di osservare, comprendere e agire al momento giusto. Ed è proprio da qui che nasce una riflessione più ampia.
Non sempre “nascondere un coltello” significa voler ferire. A volte, significa proteggersi. Essere astuti non vuol dire essere falsi, ma saper scegliere come e quando agire. La calma e il controllo non nascono dall’indifferenza, ma dalla consapevolezza che la forza non si misura con la voce più alta, bensì con la mente più lucida.
Nella cultura cinese, questa capacità di trattenere, osservare e dosare le emozioni è considerata una virtù. Non si tratta di mascherare ciò che si prova, ma di dare il giusto peso alle cose. Anche noi, nella vita quotidiana, possiamo imparare qualcosa da 笑里藏刀: mantenere la gentilezza, ma senza ingenuità; essere aperti, ma senza dimenticare di proteggerci.
E tu, quando sorridi, lo fai per nascondere o per capire?
Tania Vendemia
https://baike.baidu.com/item/%E7%AC%91%E9%87%8C%E8%97%8F%E5%88%80/532963
http://www.phcppsu.com/news/show.aspx?id=1099
Il libro che ti consiglio di leggere questo mese è “36 stratagemmi. L'arte segreta della strategia cinese per trionfare in ogni campo della vita quotidiana”.
Composto in Cina probabilmente durante la dinastia Ming, tra il XVI e XVII secolo, il libro è una raccolta di 36 massime strategiche, ciascuna delle quali descrive un modo ingegnoso per ottenere vantaggio in situazioni di conflitto come in guerra, in politica, negli affari o nella vita quotidiana.
L’opera mostra come la furbizia, la pazienza e la capacità di adattamento possano essere più importanti più della forza diretta. Infatti, spiega anche che l’inganno e la sorpresa sono strumenti legittimi per vincere, a patto che vengano usati con saggezza.
L’opera è strutturata in 6 capitolo da 6 gruppi, ed ognuno di essi approfondisce uno stratagemma:
Stratagemmi per situazioni favorevoli
Quando hai il vantaggio, sfruttalo al massimo con astuzia.
Esempio: “Inganna il cielo per attraversare il mare” – agisci sotto copertura.
Stratagemmi per situazioni di equilibrio
Quando la forza è simile, usa la sorpresa e la confusione.
Esempio: “Attacca a est e colpisci a ovest”.
Stratagemmi per situazioni sfavorevoli
Quando sei in difficoltà, crea illusioni o cambia la percezione.
Esempio: “Presta un cadavere per ridare vita all’anima” – riusa idee.
Stratagemmi d’attacco
Tecniche per conquistare o distruggere il nemico con rapidità o inganno.
Esempio: “Nascondi una spada dietro un sorriso”.
Stratagemmi di confusione o inganno
Semina disordine e manipola le emozioni dell’avversario.
Esempio: “Fingi follia senza esserlo”.
Stratagemmi di emergenza
Quando la sconfitta è imminente, trova vie d’uscita o ritirati con saggezza.
Esempio: “La fuga è la migliore strategia”.
Il messaggio che il libro vuole dare è strettamente realista e psicologico: ogni situazione di conflitto può essere vinta con la mente, non solo con la forza.
Molti dei suoi insegnamenti sono oggi applicati a numerosi ambiti della vita quotidiana e lavorativa come negoziazione, politica, marketing e leadership.
Il testo insegna che la vittoria appartiene a chi sa capire l’essenza della situazione, adattarsi con rapidità e usare la mente più che la forza.
Il consiglio che posso darti, è di leggere questo libro non come un manuale di intelligenza strategica e quindi utile per imparare ad ingannare, ma usalo per comprendere come le persone pensano o agiscono. E’ un libro che può rivelarsi veramente utile nella vita di tutti i giorni.
Ti aspettiamo nel nostro salottino per sapere cosa ne pensi.
Veronica Picardi
C’è un tipo di intelligenza che non nasce dai libri, ma dalla necessità. Emerge da un innato bisogno degli esseri viventi, di trovare un modo per sopravvivere, per provare a restare in questo mondo il più a lungo possibile.
Ed è proprio da questo tipo di astuzia che, secondo la leggenda, nacque uno dei piatti più curiosi della tradizione cinese: il “pollo del mendicante” (叫花鸡, jiàohuā jī).
Esistono numerose versioni di questa leggenda, ma tre sono gli elementi ricorrenti nella tradizione: un mendicante, un pollo e del fango.
La leggenda che ho scelto di raccontarti risale al XIX secolo e narra di un uomo povero e affamato che vagava per le strade di Hangzhou in cerca di cibo. Non trovando nemmeno gli avanzi gettati fuori dalle porte per i cani e i gatti randagi, decise di rubare un pollo nella speranza di rimediarci una cena.
Ovviamente il pover’uomo non aveva pentole né utensili per cucinarlo, e non sapeva come fare. D’un tratto, ormai quasi totalmente disperato, ebbe un’idea. Decise di avvolgere l’animale nel fango, mettendoci dentro erbe e spezie raccolte nei campi, e di cuocerlo sotto la brace di un piccolo fuoco improvvisato. Quando la terra intorno al pollo si indurì, si formò una crosta che fini per spaccarsi, le piume vennero via insieme al fango, e sotto rimase solo una carne incredibilmente profumata e tenera. Ma non è tutto. Pare, infatti, che l’imperatore Qianlong (乾隆帝) passasse da quelle parti proprio in quel momento. Attratto da quell'aroma, si avvicinò al mendicante per chiedergli cosa stesse mangiando, il mendicante lo invitò quindi ad unirsi a lui e questi accettò. L’imperatore adorò così tanto il "Pollo del Mendicante" che lo inserì nella lista dei piatti serviti alla corte imperiale.
Per questo motivo, a Pechino il "Pollo del Mendicante" è anche chiamato 富贵鸡 (fùguì jī, letteralmente "pollo ricco e nobile"), nome nato soprattutto dal rifiuto di molti commensali cinesi di chiamarlo “pollo del mendicante”, poiché giudicato poco elegante.
Le numerose versioni legate all’origine della ricetta ne lasciano intuire l’antichità, tuttavia, ciò che è arrivato a noi non dovrebbe essere tanto diverso dall’originale.
Innanzitutto, si lascia marinare un pollo per 7-8 ore in un composto di salsa di soia, vino Shaoxing da cucina, anice stellato e chiodi di garofano. Successivamente lo si farcisce con un ripieno a base di funghi spezie e, a volontà, altri tipi di carne. Si avvolge poi il tutto nelle foglie di loto e lo si racchiude in un guscio d’argilla facendolo cuocere per un paio d’ore. Questa tecnica di cottura, unica nel suo genere, produce un pollo tenerissimo, succoso, umido e aromatico, ricco di sapori intensi, poiché restano tutti intrappolati al suo interno.
Il jiàohuā jī è quindi molto più di un piatto. È un racconto di sopravvivenza, ma soprattutto di astuzia e creatività. Ci insegna che nella vita non dobbiamo arrenderci mai, e anche quando un ostacolo ci sembra insormontabile, la cosa migliore che possiamo fare è far funzionare il nostro intelletto.
Annamaria Musichini
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C’è una saggezza che non fa rumore. Vive nei dettagli, nei flussi silenziosi, negli equilibri nascosti tra ciò che si vede e ciò che si intuisce. Il Feng Shui, letteralmente “vento e acqua”, è l’antica arte cinese che insegna a vivere in armonia con l’ambiente circostante. Ma oltre il design, oltre l’arredo, il Feng Shui è soprattutto una filosofia del pensiero strategico, dove il tempo, la pazienza e la posizione sono tutto. In questo quadro, due qualità emergono come forze invisibili ma fondamentali: l’astuzia e l’intelligenza. Spesso confuse, queste due facoltà non sono sinonimi. La prima è la capacità di muoversi nel mondo con discrezione e intuito, aggirando gli ostacoli. La seconda è la forza interiore che comprende, collega e prevede. Insieme, formano il cuore della mente strategica. E il Feng Shui ci insegna come coltivarle partendo proprio dallo spazio che abitiamo.
In cinese esiste un’espressione: “明修栈道,暗度陈仓” (míng xiū zhàn dào, àn dùchéncāng), che significa “riparare la strada davanti agli occhi di tutti, mentre si passa da una via segreta”. È un proverbio di guerra, ma anche una lezione di Feng Shui: l’astuzia non è solo scaltrezza, ma scelta tattica del momento e del luogo.
Nel Feng Shui, questa “astuzia ambientale” si traduce in alcune regole fondamentali:
Posizionarsi in controllo: la scrivania o il letto non dovrebbero mai essere alle spalle della porta. Chi controlla l’ingresso, controlla la situazione.
Nascondere la forza: gli oggetti più importanti non vanno esibiti, ma protetti. L’astuzia è come un tesoro, va tenuta lontana dalla vista diretta.
Creare percorsi obliqui: l’energia non deve fluire in modo lineare, ma essere guidata con curve morbide. L’astuzia segue le vie dell’acqua, non dell’asfalto.
In natura, l’animale più astuto non è il più forte, ma quello che si adatta, osserva, attende. Così anche la casa può diventare un rifugio strategico, un centro di comando silenzioso da cui partire con chiarezza e leggerezza.
Intelligenza: la mente che scorre
L’elemento acqua, nel Feng Shui, è simbolo di flessibilità mentale, memoria e creatività. L’acqua non si oppone, ma si insinua; non si scontra, ma plasma. Così è l’intelligenza quando si libera dai blocchi e dai condizionamenti. Per questo motivo, la collocazione di elementi d’acqua nello spazio abitativo ha un impatto simbolico e psicologico potente.
Posizionare un acquario, una fontana, o anche solo un quadro che raffigura il mare:
stimola l’attività intuitiva e immaginativa;
favorisce la concentrazione e la riflessione profonda;
invita al pensiero dinamico, mai statico, mai rigido.
In termini pratici, il settore Nord della casa è associato all’elemento acqua secondo la mappa del Ba Gua. Inserire qui un oggetto legato all’acqua può rafforzare le qualità intellettive e la chiarezza decisionale, specialmente in ambito professionale.
Nel pensiero taoista, il vero saggio non si espone. Non per timidezza, ma per scelta tattica. Non mostra forza, ma la coltiva in silenzio. Il Feng Shui applica questo principio allo spazio: ogni scelta è intenzionale, anche quando sembra decorativa.
Astuzia e intelligenza non sono in conflitto, ma alleate in una danza invisibile. L’una è la forma esterna del pensiero strategico (come mi muovo nel mondo), l’altra è la sua radice profonda (come comprendo il mondo).
Il Feng Shui suggerisce che per rafforzare entrambe servono:
spazi equilibrati, né troppo pieni né troppo vuoti;
colori tenui ma vivi, come il blu profondo, il verde salvia o il grigio lavagna;
luce naturale, riflessa ma non diretta;
e soprattutto ordine mentale, che si costruisce anche attraverso l’ordine fisico.
Il Feng Shui ci insegna che intelligenza e astuzia non sono doni, ma discipline. Non bastano talento o intuito: serve ascolto, attenzione, osservazione. Chi sa aspettare, posizionarsi, orientare lo spazio e il tempo, sta già pensando più in profondità di quanto sembri. Perché nel mondo visibile e in quello invisibile, vince chi sa dove mettersi, non chi urla di più.
Roberta Galazzo
https://www.thespruce.com/what-is-feng-shui-1275060
https://en.wikipedia.org/wiki/Power_position
https://luckyfollow.com/water-element-in-feng-shui/
Se nel mondo degli affari, l’intelligenza è una risorsa, in Cina essa si trasforma in una vera e propria forma d’arte, parte integrante del modo di pensare e di agire.
Astuzia e intelligenza sono infatti due tratti che definiscono in profondità la cultura cinese, e comprenderli è essenziale per chi studia la lingua o lavora a contatto con la Cina.
Nel corso della sua storia millenaria, la Cina ha sviluppato un approccio unico al business: paziente, relazionale, flessibile e sempre strategico. Non si tratta semplicemente di condurre trattative o fare affari, ma di comprendere le persone e le situazioni, di leggere il contesto e costruire fiducia passo dopo passo. In questo quadro l’astuzia non ha un’accezione negativa come spesso accade in Occidente; non è sinonimo di furbizia o inganno, ma di intelligenza raffinata e capacità di adattamento. L’obiettivo non è superare l’altro, ma trasformare ogni difficoltà in opportunità e trovare soluzioni armoniose che permettano a tutti di ottenere un vantaggio.
Questa visione affonda le sue radici nella filosofia classica, da L’Arte della Guerra di Sun Tzu al Tao Te Ching di Laozi, testi che insegnano a vincere senza combattere, a muoversi con fluidità e ad approfittare dei cambiamenti. Anche nel mondo degli affari moderno, questi principi si traducono in strategie attente, nella gestione dei tempi, nella capacità di attendere e di agire solo quando il momento è favorevole. Un elemento centrale di questa visione è il concetto di Guanxi (关系), la rete di relazioni personali e professionali che costituisce la base del successo in Cina. A differenza di molti contesti occidentali, dove la negoziazione si fonda su contratti e risultati immediati, in Cina la fiducia e la relazione vengono prima di tutto. Con le guanxi, le collaborazioni possono svilupparsi in modo stabile e reciproco. Chi lavora con la Cina deve quindi imparare non solo la lingua, ma anche il linguaggio sottile dei rapporti umani: rispetto, discrezione, riconoscenza e continuità. Tutto questo si riflette anche nel successo delle grandi aziende cinesi.
Brand come Alibaba, TikTok (Bytedance) e Shein rappresentano esempi concreti di come l’astuzia e la strategia possano diventare strumenti globali. Queste imprese hanno saputo osservare i comportamenti dei consumatori, agire con tempismo e adattare il proprio modello ai diversi mercati, con una combinazione di creatività e pragmatismo tipicamente cinese.
Alla base di questo modo di operare c’è spesso l’approccio win-win (双赢), cioè la ricerca di soluzioni che portino beneficio a entrambe le parti. Non si tratta però di un’ingenuità altruistica, bensì di una strategia di lungo periodo: creare valore comune oggi per garantirsi stabilità e vantaggi domani. Nel marketing come nella diplomazia, la Cina tende a evitare il conflitto diretto, preferendo la cooperazione intelligente e la visione sistemica. Comprendere la Cina, dunque, significa imparare a pensare in modo diverso: circolare anziché lineare, relazionale più che competitivo, strategico più che immediato. Astuzia e intelligenza, in questo contesto, non sono virtù morali ma strumenti pratici per muoversi in un mondo complesso, dove la capacità di leggere le situazioni e agire con misura è ciò che determina il successo. Per chi studia la lingua cinese o lavora con la Cina, questa consapevolezza è fondamentale: imparare il cinese non significa solo conoscere parole e grammatica, ma anche entrare in un modo di pensare dove ogni gesto, ogni parola e ogni decisione sono parte di una strategia più ampia, costruita con pazienza, equilibrio e visione.
Veronica Picardi
Claudia Ruvolo